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      A questo primo carattere opponsi la rozzezza che fa primeggiare l'atto sulla poesia dell'amore, respinta come una leziosaggine, un ridicolo, un che di puerile e d'insensato. La mera lusinga stanca, infastidisce, fa dispetto: si vuole il fatto.
      In secondo luogo, l'amore sta nell'irradiazione di due esseri, in un mutuo scambio di luce, di foco, di raggi; questa è la magia, questo il legame, che combina due ritmi mistici, i quali s'identificano: così l'amore è riservato e solingo; non vuole compagni, avventura la vita piuttostochè essere diviso. Il sentimento della gelosia persiste in ogni punto della durata dell'amore. Ma l'inversione travolge il secondo carattere, e fa quanto la passione diretta respinge. Di là l'affascinamento per le cortigiane; la comunanza desiderata, offerta; il disgusto per l'onestà, un'esaltazione febbrile per la promiscuità animale.
      Rimane il terzo carattere del raccoglimento; perchè l'atto della vita è magico, esige l'attenzione d'un doppio magnetismo, una specie di fede mutua d'un essere nell'altro. Il pudore s'interverte alla volta sua, ed è il momento del cinismo che si compiace di far mostra di quanto la natura cela; quindi l'ebbrezza dell'impudicizia, le poesie oscene, le incisioni scandalose, e tutta quell'immonda industria, quella letteratura sotterranea che Parigi ignora e che Parigi vende all'aristocrazia dell'Europa. Di là l'orgia poetica o reale o imaginaria dalle mille forme, dagli sfuggevoli capricci, ora vaneggiante in conventi venerei, ora esaltandosi nella profanazione delle sacre cose.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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