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      Neppure le idee correlative ai generi mancano agli animali: essi le hanno perchè percepiscono, perchè giudicano, si fondano sull'esperienza, e bisogna accordar loro tutte le condizioni dell'esperienza, lo spazio, il tempo, la sostanza, la causa, l'ente, tutte le nozioni che i razionalisti credono riservate all'uomo. Hannovi tra gli animali le gerarchie, le pene, le ricompense; e bisogna cadere nella più profonda ignoranza della natura, nel più crasso idiotismo della scienza per contestar loro la nozione della giustizia, mentre li vediamo intenti alla educazione della prole, e mentre noi stessi li ammaestriamo colle pene e colle ricompense.
      L'uomo non è distinto adunque dall'animale se non dal ritmo della vita, dal sistema generale de' suoi istinti, dal valore esclusivamente umano che dà agli oggetti. Se la tigre avesse le passioni, gli istinti, le tendenze dell'uomo, tra essa e noi vi sarebbe solo la differenza della forma, della forza, dell'agilità; le sue cognizioni sarebbero le nostre cognizioni, perchè la ragione, isolatamente presa, nella tigre opera come nell'uomo.
      Nel fatto, malgrado l'immensa diversità degli ingegni, tutte le facoltà che si chiamavano razionali sono le stesse in tutti gli uomini. Il giudizio è il medesimo in Ulisse e in Tersite, il ragionamento parimente il medesimo in Aristotele e nell'ultimo dei sofisti; se trattasi di verificare un'addizione, una divisione, una moltiplica, Newton non è superiore ad alcun maestro di scuola. Ciò che differisce tra gli animali si è la forza istintiva dell'ispirazione; quindi la varietà delle diverse attrazioni che le cose esercitano sopra di noi; quindi la diversa intensità dell'attenzione; e per l'impulso di questi dati primitivi differiscono poi le abitudini, l'educazione e l'istruzione, e tutte le facoltà acquisite.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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