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      Non gli mancano cause d'ostilità co' suoi simili. Un'altra teoria risponde, che i nostri bisogni ci chiamano alla società, e vi ci fanno rimanere: non v'ha dubbio; pure il consorzio è forse l'opera de' nostri bisogni, o i nostri bisogni non son piuttosto il suo risultato? Il dubbio è permesso; ignoti nulla cupido; il selvaggio non ha i bisogni di un cittadino. D'altronde, tra i bisogni e i beni, tra i desiderj e i valori da cui sono soddisfatti, havvi un abisso; il desiderio di camminare senza stancarsi non inventa la carrozza. Donde scaturisce l'invenzione? Dalla ragione, risponde un'altra teoria; ed eccoci dinanzi ad un nuovo ostacolo. La ragione è vuota, e i ragionamenti sono l'opera della società; la ragione è nulla, o, identificata colle nostre cognizioni, essa ignora quanto non le venne insegnato; qual'è dunque il maestro della società? Per ordinare bisogna educare gli uomini, e l'educazione suppone la società già stabilita: d'indi le conclusioni, che la società era necessaria per inventare la società; che le lingue erano necessarie per inventare le lingue: il che torna quanto il dire che Socrate non poteva nascere, che il moto è impossibile, che non si può nulla apprendere; e il più strano si è che i teologi s'impadroniscono di questo ragionamento precisamente per provarci che la società, la lingua, le arti furono insegnate dal loro Dio.
      Sembrò naturale che la società si fondasse sull'unico principio della sociabilità. L'uomo, dice la scuola scozzese, somiglia agli animali che vivono in gregge; l'uomo cerca l'uomo, come il cavallo cerca il cavallo.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Socrate Dio