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      Non havvi sistema mistico senza sistema meccanico, come non v'ha sistema meccanico senza sistema mistico; l'ispirazione naturale e il pensiero sono sempre contemporanei; ogni epoca è bella se siamo spettatori disinteressati della sua bellezza.
      I filosofi che hanno divisa la storia in periodi poetici e in periodi critici, cedevano ad un'illusione assai strana; supponevano che i fondatori delle religioni per noi poetiche fossero veramente poeti; imaginavano che quei riti, per noi spogli di ragione, fossero dettati dalla fantasia. Gli inventori delle religioni erano uomini positivi, per essi l'inventar un Dio era un problema severo quanto i problemi dei nostri astronomi; essi cercavano la verità, e non la poesia, erano soggiogati dallo stesso sistema che sviluppavano; potevasi dire di essi come de' nostri metafisici, fingunt simulque credunt. Il loro secolo dinanzi ad essi era prosaico; la loro religione era una scienza; essi divennero poeti per noi nel giorno in cui l'opera è morta. La nostra epoca subirà la stessa sorte. Noi ci crediamo positivi, prosaici, non possiamo celebrarci col verso, il poeta odia il dare e l'avere, il carbon fossile e la cotoneria; chiediamo ai nostri trovati la verità e la felicità, crediamo che ce le arrechino: è forse ragionevole di chieder loro in pari tempo una poesia? Non aneliamo al momento in cui la nostra società si svelerà poetica; l'apoteosi non giunge se non dopo la morte.
      La poesia dei veri poeti, lungi dall'apparire nelle epoche che chiamansi poetiche, appare assai tardi, non dirò nelle epoche critiche, che non esistono, ma quando la religione ha oltrepassato il suo meriggio.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Dio