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      Ora, la transizione non č guari possibile. La volontą resta la volontą; ogni istinto resta quello che č; nč puņ alterarsi per opporre a sč stesso la propria degenerazione. Che ne nasce? la teoria morale s'identifica con un dogma, autorizza il fanatismo; e vediam medici sagaci nella pratica, avventati nella teoria, chiedersi sul serio se i loro avversari in politica e in religione meritano di essere rinchiusi nell'ospedale de' pazzi: se gli errori che combattono non sono l'effetto di una volontą pervertita e morbosa. Poi ci troviamo dinanzi a questa contraddizione eterna, che la follģa č nella volontą senza essere nella volontą; e cosģ troviamo la teoria morale trasformata in uno sforzo per aprire un'uscita alla terza antinomia dell'alienazione mentale.
      La follģa sfugge alle sue antinomie e alla metafisica che la travisa, se si domina coll'organo che la percepisce, voglio dire coll'intuizione della vita. Noi non possiamo descriverla, non possiamo trovarle una formola meccanica, per la stessa ragione che non possiamo descrivere nč l'arte, nč il ridicolo. Pure noi sentiamo la pazzia come si sente il ridicolo; e il momento in cui la pazzia si dichiara, č quello in cui la rivelazione interiore cessa di corrispondere alla rivelazione esteriore. L'uomo che ride, che piange, che ama, che odia senza motivo, senza proposito, l'uomo orgoglioso o umile, temerario o tremante, giulivo o mesto, senza che l'ambiente in cui vive giustifichi il ritmo delle sue passioni, senza che nessuno in sua vece possa provare gli stessi sentimenti, si trova fuori del senso comune, č alienato.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693