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      Così, in tutte le sue fasi la follìa non si definisce, sentesi come il bello e il brutto, come il serio e il ridicolo, non si dimostra mai, è tutta nella poesia della vita. L'errore non è nemmeno necessario a costituire la follìa; basta che l'uomo sia soggiogato da un'inerzia, da una tristezza invincibili; basta che il furore lo trasporti suo malgrado, che sia spinto all'assassinio da una frenesia in cui appare un fato irresistibile, e la malattia si palesa evidente per la mancanza di correlazione tra la vita e le cose. Che l'inerzia, il furore, l'omicidio abbiano i loro motivi in relazione colle cose, vedremo il vizio, il delitto; il furore, la follìa svaniranno.
      I diversi fenomeni che si osservano nella pazzia, ce la mostrano sempre nella rivelazione della vita. Quasi tutti gli alienati cambiano d'affezioni; il demente aborre le persone che loro erano più care; per guarirlo bisogna toglierlo alla famiglia: ecco l'interversione degli istinti. Può ricevere un'altra spiegazione; fu osservato che gli sforzi della famiglia per contenere l'infermo devono irritarlo, estinguere le sue affezioni. È vero: la resistenza lo cambia; ma il suo cambiarsi segue la legge della vita; tolto lo sviluppo diretto della passione, si ha lo sviluppo inverso, compresso il bene, il bene intervertito diventa il male. D'indi l'odio, il furore, la mania del male, e tutti i germi dell'ordine intervertiti nel pazzo.
      Tra i fenomeni della pazzia si osserva la facilità di far meravigliare il pazzo, di distrarlo, d'impressionarlo: ciò debb'essere: egli vive fuori dalla realtà, in un mondo imaginario; ogni scossa lo richiama presso di noi, ed è sorpreso di quanto accade nel mondo reale, nuovo per lui, consueto per noi.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693