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      - Scorgesi quindi che il martirio non emana dalla sola fede; č doppio come ogni atto solenne, deve essere un'azione intelligente, giungere a tempo, nč prima nč dopo l'ora prestabilita nel corso de' secoli; deve disegnare un nuovo sistema, e tracciarne il disegno con tal forza, che resti nella mente di tutti, deve forse fuggire come Cristo inseguito dal popolo perchč nulla manchi al previo lavoro, nč sia possibile allo sciagurato trionfatore di allegare la scusa dell'ignoranza; Quando il pensiero č concetto, disegnato, esposto, quando il profeta vivendo della sua vita naturale e imperterrita, soggiace fatalmente alla scure senza che la vanitą del morire lo tragga al supplizio, allora il martirio si svela nella sua grandezza. Senza la fede il mįrtire č un fallito; senza l'intelligenza č un infelice: e ognuno deve esser giudice colla sua intelligenza, colla sua fede. Anche i carnefici? Si; anch'essi devono sapere che toccano una persona sacra, assolutamente assorta nel suo pensiero, assolutamente pura, sģ che dinanzi al mįrtire che spira, altro non rimanga al nemico se non di dire come gli Ebrei dinanzi a Cristo spirante sulla croce: questo infelice voleva salvare il genere umano, e non seppe salvare sč stesso.
      L'unione della caritą e della scienza sarą sempre una contraddizione; la caritą č una follķa per la scienza, la scienza un egoismo per la caritą. I due termini si accusano a vicenda: ma conviene accettare tanto il loro contraddirsi, quanto il loro apparire. Volendo lottare contro l'antinomia che li strazia, si cade necessariamente nella metafisica col lungo e interminabile dibattimento tra la fede e la ragione.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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