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      Consentienti non fit iniuria. Ma se l'uomo sommesso si rialza? reclama un più vasto campo d'azione? allora la sua libertà si estende, l'ineguaglianza si scema, si procede all'eguaglianza materiale. Gli uomini del medio-evo non erano eguali al modo nostro. Avrebbero potato esserlo, ma non avevano nè il sentimento giuridico della loro parità, nè l'interesse di reclamarla. Nel medio-evo alcun servo non si paragonava al suo signore: che dico? Il servo e il suddito avrebbero insultato chi avesse negata la supremazia del padrone: sentivano appena l'eguaglianza di tutti nel cielo di Cristo. Nella vita reale l'eguaglianza riducevasi all'eguaglianza dei diritti acquisiti, all'eguaglianza della libertà attuata, in guisa che il debito del re obbligava come il debito del suddito: più oltre, il diritto spariva. L'interesse alla sua volta dava questa misura all'eguaglianza: il popolo non poteva chieder beni ignorati, e tutti i beni da lui posseduti trovavansi collegati fatalmente coll'ordine gerarchico del feudalismo e della monarchia. Vedesi quindi che la libertà è il diritto dello stato di natura; essa è primitiva, spontanea; essa ha creato le caste, il predominio dell'uomo sull'uomo: l'eguaglianza devesi conquistare, si attua lentamente. La libertà ha creato i signori, i principi, i re; l'eguaglianza, attuandosi, ha creato i cittadini, e s'avvia verso la costituzione dell'umanità. Ma siam lungi dalla meta.
      Al certo, la logica può afferrare la transizione per cui l'eguaglianza si estende, e può giovarsene per sovvertire il diritto.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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