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      Il contratto raddoppia la tirannia della libertà e della proprietà; l'estende, la complica, offre un salario alla servitù, offre una ricompensa a chi si ruina, divide i deboli, li soggioga, fa brillare la luce del diritto sulle catene, la speranza del guadagno sullo scambio delle umiliazioni. La prepotenza del contratto è irresistibile finchè il progresso delle idee non estende l'eguaglianza e la comunanza; quando il privilegio della libertà e quello della proprietà subiscono il giogo della necessità, allora conviene che anche il contratto ceda alla legge liberatrice. Di là le leggi che vegliano sulla truffa, sul dolo, sulle rescissioni; di là l'equità crescente nell'interpretazione delle promesse accettate; di là il problema odierno della rivoluzione intenta a sottrarre i contratti del proletario all'usura dei fabbricanti, dei banchieri, dei capitalisti, e in generale dei ricchi: problema che non sarà sciolto se prima non vien rinnovato il riparto dei beni. Possiamo distruggere la conseguenza quando il principio sussiste? quando la libertà e la proprietà sono ancora due privilegi? La legge agraria nel contratto presuppone la legge agraria nei beni.
     
     
     
      Capitolo XI
     
      DELLA SCHIAVITÙ
     
      Lo scambio dei valori, lo scambio dei beni, questa doppia condizione del contratto, si applica al dominio dell'uomo sull'uomo. Questo è il fatto che combattiamo; pure non si saprebbe determinare quando debba cessare se non si sa quando cominci.
      Messa in disparte ogni idea di diritto e di dovere, l'influenza dell'uomo sull'uomo è un fatto continuo e universale.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693