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      Gli uomini si lasciano dominare dall'intelligenza, dalla parola, dal sentimento, dalla forza; agli uni manca il coraggio di resistere, agli altri manca la volontà; vi sono dominazioni accettate col tripudio della frenesia. La forza dell'animo, quella della mente, la ricchezza, l'astuzia, si traducono nel mondo esterno in vere forze fisiche, e la manifestazione della forza fisica determina fatalmente un sentimento di deferenza nella rivelazione della vita. Il più forte è naturalmente superbo; il più debole è involontariamente servile; il contegno, il verbo, il gesto di un personaggio importante non moverebbero a riso in un uomo senza autorità? La bellezza della donna è una forza, s'impone coll'amore: e che è l'amore? È adorare, servire. Perchè il governo monarchico è forte, rapido nell'azione, difficile a vincersi? Dovrebbe essere il più debole, il più lento; ma il prestigio del potere spinge alla bassezza, fa inorgoglire la viltà, esalta la servilità, e tutto cede al più forte che regnerà sempre, qualunque sia la natura della sua forza: se l'uomo non fosse timido, sarebbe indomabile, insociabile. L'ascendente della forza può forse giungere fino alla dominazione assoluta dell'uomo sull'uomo? Sì; lo schiavo, dice Aristotele, perde nei ferri persino il desiderio d'infrangerli, ama la sua servitù. Il più forte non è mai abbastanza forte per esser sempre padrone, se non trasforma la forza in diritto, e l'obbedienza in dovere; e per mala sorte la stessa natura s'incarica di operare questa trasformazione.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Aristotele