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      Da Giustiniano ai nostri tempi non hanno cessato di imporre alla famiglia l'educazione cristiana, costringevano i padri a trasmettere ai figli la fede della Bibbia. Se la famiglia cristiana è più elevata, più pura della famiglia pagana, non deve la sua elevazione se non al giogo della comunanza, che aveva più forte, rinunciando al diritto di esporre il figlio, di punirlo colla morte, di sottrarlo ai principJ della grande comunanza cristiana. Il cristianesimo regna più tirannico sulla famiglia, che non lo Stato di Sparta, limitato a volerla nudrita ne' pubblici banchetti, e pubblica negli esercizi militari, che saranno sempre comuni in ogni civiltà. Il cristianesimo introdusse nella famiglia il sacerdote, un giudice a cui nessun secreto può esser sottratto, e da cui dipendono il marito, la moglie, i figli: egli può dividere, denunziare, accusare, coi mille mezzi del consiglio, della minaccia, colla legge cristiana e anche colla legge politica. Il cristianesimo impose all'amore il tributo, il peso più duro che sia stato concetto dal principio del mondo; ed ora grida libertà, vuole i figli lasciati all'impero de' conjugi, vuol l'educazione libera. Tanto vale chiedere la dissoluzione della comunanza, dello Stato, della società. Da che la bandiera dell'umanità cadde dalle mani dei cristiani, spetta alla religione nostra, che si vanta irreligione, di raccoglierla, d'innalzarla più alta, di sottomettere il matrimonio all'idea stessa dell'umanità, poichè concetto nell'interesse dell'umanità. Quindi i diritti dell'educazione nazionale sorgono dal principio stesso del matrimonio, autorizzati dagli antecedenti del cristianesimo.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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