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      Muore immaturamente? La patria è padre, nè può soffrire che il morto si eterni per costituire un privilegio all'educazione generale de' cittadini. D'altronde, quando si parla dell'educazione de' figli, si mente, si dà un pretesto, si cerca ben altro: il diritto di educare può trasmettere solo la spesa dell'educazione; quarantacinque franchi al mese, somma vile, derisa dalle famiglie che sorgono dal diritto di ereditare. Così il principio dell'educazione non può protrarre la proprietà al di là della vita del padre, non può sottrarla alla patria, all'educazione nazionale; non può sottrarla al diritto della comunanza, al diritto della necessità, non può costituire il diritto di vivere di rendita.
      La metafisica, sempre confinata nelle sue astrattezze, non poteva nemmeno abolire il diritto di eredità: se lo tentava, cadeva nella nuova astrattezza del comunismo; dopo di aver data la generalità del feudo, dava la generalità della comunanza. Ma quando i beni cadono confusamente nel seno della patria, i diritti si confondono, l'eguaglianza diventa indeterminata, non è più positiva, non è più voluta, nè sanzionata dalla rivelazione delle cose, della vita, del sentimento; e l'utopia astratta potrà scuotere le menti, non potrà riordinare la società. Quindi la metafisica lasciò la società alle sue impulsioni naturali e positive; impotente per sè, lasciò potentissimi i principj dell'antica società. Quindi l'eredità attuale trovasi per metà feudale, e per metà rivoluzionaria e profondamente anarchica, quale quale fu affranta e rassicurata ad un tempo dal codice di Napoleone.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Napoleone