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      Per raggiungere l'intento, scinde il patto sociale in due parti. La prima riunisce gli individui, li trasforma in cittadini consociati, costituisce il popolo, e accorda al popolo la vera sovranità, cioè un potere assoluto, inalienabile, inappellabile, giudice supremo della società. Trovandosi costituito, il popolo sovrano elegge il governo e tutti i poteri che, sotto nomi diversi, esercitano la sovranità; questo è il secondo atto del contratto sociale, e ogni governo si riduce ad un mandato variabile, ad una scelta di persone che non áltera, nè modifica mai la sovranità del popolo. Rousseau combatte a meraviglia i governi, li mostra quali delegazioni effimere, quali depositari momentanei; in essi tutto è dovere, non hanno diritti, la sovranità rimane assoluta, inalienabile nel popolo. Chi la viola è tiranno, santa è l'insurrezione che lo atterra; santa è l'insurrezione del popolo, fosse pure ingrata, ingiusta, infame. Egli solo è giudice di sè; non v'ha re, non pontefice che possa credersi in diritto di resistergli. Per mala sorte Rousseau, fortificando il popolo contro il governo, lo fortifica in pari tempo contro ogni uomo. Perchè il popolo può abrogare, punire ogni governo? Perchè il popolo è sovrano, perchè il popolo è assoluto, onnipotente quanto il Dio della religione. Dunque è signore, dunque il popolo possiede tutti i diritti che Hobbes e Grozio concedevano al governo; dunque il popolo ha il diritto di bandire l'empio come insociale; ha il diritto di bandire chi non professa la sua religione; ha il diritto di vita e di morte su ogni cittadino.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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