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      Secondo Rousseau, l'uomo si è dato al popolo, per la vita e per la morte (corps et biens); si è dato al popolo, che può cambiare le leggi, che ha il diritto di proclamar leggi malvagie, che toglie al cittadino il diritto d'interpretare le leggi. Rousseau trasferisce al popolo il despotismo hobbesiamo, nega il diritto di disobbedire al popolo, il diritto di distinguere il bene dal male, il diritto di giudicare il sovrano, il diritto di professare una religione, un'opinione che non sia da lui riconosciuta. Eccomi adunque schiavo di un'autorità dalla quale non posso appellarmi, di un'autorità che può impormi la guerra, la prigionia, la morte; di un'autorità che può prescrivere i miei pensieri, e ciò ch'io credo la verità, la salute della patria, la felicità del genere umano. Se l'uomo non può darsi ad una famiglia, ad un senato, ad un padrone, perchè potrà darsi ad un popolo? Rousseau dice che la volontà generale è buona, che il popolo erra meno del principe: sia pure: ma il popolo erra: ma il popolo volle morti i filosofi, gli eretici che precorsero alla civiltà; ma il popolo fu pagano, cristiano; è dappertutto buddista, braminico, teocratico, imperiale, ignorante ed infelice. Insorge? Si combatterà a nome della patria e dell'umanità. Vuol comandare perchè popolo? Ogni uomo ha il diritto di difendersi in nome dell'umanità; nessun popolo, fosse pur quello di Sparta, ha diritto d'imporre altrui l'ilotismo della sua fede e di gettarlo sul rogo. Che è questa sovranità sì forte, sì terribile, contrapposta da Rousseau a tutti i governi?


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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