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      Il che torna lo stesso che il dire: volete la pace e vi servite della guerra? volete la libertà e tiranneggiate? volete l'eguaglianza e punite? Rispondo: noi siamo qui in presenza di un dilemma critico eterno. Guai se si vuole sciogliere colla metafisica. Bisognerà transire alla libertà di tutti colla libertà di tutti, compresi i ricchi, compresa la loro clientela, compreso il governo che si vuol abbattere. Quindi interdetto al governo del popolo d'imitare la Convenzione all'interno, vietato alla Francia di imitare la propaganda armata di Napoleone, vietato allo Stato d'imporre l'educazione pubblica, un'istruzione determinata, un livello alle fortune, una repressione alle leghe de' ricchi, de' preti, de' retrogradi; quindi l'antica società ricostrutta a nome della libertà di tutti; e nel fatto non esprimeva essa la libertà di tutti nel sistema feudale e teocratico? No, non si transisce mai logicamente dal passato all'avvenire, dal male al bene; il progresso è moto, è alterazione, è diventare, è essere e non essere ad un tempo; il progresso condurrà alla pace colla guerra, all'eguaglianza colla dominazione: contraddittorio come ogni cosa dovrà essere il transito dal governo dei ricchi non è di tutti. Se non dovesse esser contraddittorio, non dovrebbe apparire, dovremmo disperare dell'umanità. E la contraddizione sarà vinta e prodotta ad un tempo dal fatto; il progresso sarà positivo; la necessità di resistere agli uni, di favorire gli altri, di far regnare un'idea, di morire se non regna, formeranno a poco a poco quel governo de' migliori che sarebbe un sogno metafisico se noi volessimo tracciarne le regole a priori, dovendo esso uscire dai sentimenti e dalla vita che si rivela, ma che non è rivelata.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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