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      Questo era un sentimento giuridico; e in pari tempo la vendetta atterriva il malfattore, lo disanimava dall'assalto; e non si osava ferire la famiglia che le furie d'Oreste avrebbero resa implacabile.
      Fu spiegata la pena coll'unico elemento dell'interesse: la vendetta e l'espiazione furono biasimate quali inutili elementi della penalità. La vendetta, dicesi, non è forse inutile? non è forse un delitto aggiunto al delitto che punisce? No; la vendetta espia, appaga, è reclamata dalla poesia del diritto; se non misurata dall'interesse, è male inutile; misurata dall'interesse, sola giustifica il male della pena. Si tolga al legislatore la dignità sacerdotale dell'uomo che impone un'espiazione, si tolga al giudice la dignità dell'uomo che amministra la giustizia; il legislatore, il giudice non saranno altro che aiutanti del carnefice, la penalità sarà trasformata in un giuoco di sangue; non vi sarà più delitto, nè pena, rimarrà la sola guerra degli interessi. Si sopprima nel cuore umano quell'istinto d'ira che lo sprona al momento dell'offesa; si tolga la tendenza irresistibile a far giustizia; in altri termini, si sopprima la vendetta che vuole espiato il delitto; si distruggerà nella sua origine la dignità del giudice, quella del legislatore: Caino sfiderà il genere umano.
      L'errore che proscrive la vendetta e l'espiazione nel loro principio nacque da un pregiudizio metafisico, assecondato da un'ignoranza di fatto. La metafisica consigliava di dedurre logicamente la penalità da un principio unico; l'interesse presentavasi obbediente, facile nella pratica, pronto nelle deduzioni; l'interesse era dunque assunto quale apparenza prima, destinata a spiegare, a dominare tutte le apparenze; a nome dell'interesse si avversavano tutte le leggi di vendetta e d'espiazione lasciate dall'antica barbarie alla moderna Europa; si combattevano le leggi sulla tortura, sui supplizi, sull'inquisizione; si combatteva l'espiazione imposta al sacrilegio, alla profanazione, alla bestemmia, agli attentati contro le vuote divinità dell'Olimpo cristiano.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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