Pagina (566/693)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Lo sforzo della volontà, l'inedia, le pratiche folli, l'estenuazione fisica congiunta coll'esaltazione febbrile delle passioni, altri mezzi che si possono vedere ne' trattati di medicina, formano quell'intreccio d'esaltazione, di ebbrezza e di vaneggiamento che apre il varco all'allucinazione. Anche qui non havvi rapporto naturale fra la causa e l'effetto, e l'effetto interverte le leggi della natura.
      La visione non è il sogno, nè l'ebbrezza, nè il sonnambulismo, nè la semplice allucinazione: qui havvi un nuovo carattere. Il fenomeno cessa di essere strano, parla colla voce della ragione, compie il nostro pensiero, ed è il traslato magico della nostra intelligenza portata fuori di noi. Così la visione ci dà la prova del nostro pensiero, l'attua, fa camminar di fronte la ragione e l'apparenza desiderata dalla rivelazione soprannaturale. Nell'esaltamento della visione la misura del tempo, l'inerzia della materia svaniscono, l'intelligenza divien rapida, il ragionamento esatto, il trasporto irresistibile; e l'intelletto opera colla leggerezza del sogno, coll'estasi dell'ebbrezza, colla precisione del sonnambulismo.
      La visione non si spiega meccanicamente; ma dipende dal ritmo della vita e dal sistema mistico, ed è un momento plastico, nel quale la poesia interiore prende, non si sa come, una forma materiale. Poco importa che sia provocata da mezzi meccanici e bizzarri; poco ci cale che sorga dall'inedia o dal celibato. Un poeta deve essere ebbro per trovare la sua vena, altri deve scrivere digiuno, altri non può comporre se non in mezzo al fracasso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693