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      Imitando Socrate, Cristo fidò nell'ordine generale, lo vide compito in cielo, trascurò la terra, trascurò la famiglia, fu nemico di sè. Imitatore di Socrate, Cristo si circondò d'amici, fu accusato per aver voluto rovesciare l'antica patria; moriva rispettando l'antica patria, rifiutando lo scampo che tutte le potenze dell'universo combinate non avrebbero potuto impedirgli. Se il vero non fu potente, se l'antica patria rispettata si perpetuò, se la chiesa non ordinò l'eguaglianza degli uomini, se non fu di questo mondo, accusatene voi stessi; voi non avete rivelata l'eguaglianza, voi non l'avete ordinata, voi avete cercata la redenzione in cielo; la vostra metafisica giungeva per tutte le vie al suicidio, alla morte del redento; in tutti i modi fuggiva il vincitore, il conquistatore antico; lasciavagli la patria, e Cristo non potè essere superiore alla sua rivelazione naturale e alla potenza de' suoi amici; Cristo lasciò il mondo agli antichi signori e i suoi successori raccomandarono a un tiranno, a Costantino, la comunione della chiesa, in cui continuavasi il sacrifizio di Socrate
      Nè credasi che il cristianesimo ordinasse il regno della metafisica, errore proclamato da taluno pur nemico della metafisica. No; la metafisica non ha mai regnato, non regna, non regnerà mai; la sua essenza sta nell'impossibile, la sua rivelazione non è rivelazione, è soluzione di una contraddizione eterna. La metafisica non si vede, non si tocca, non fa vivere, non ispira la giustizia. Il cristianesimo non tolse agli antichi filosofi se non le vere rivelazioni prese in sé, non considerate quali soluzioni.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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