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      L'infelice compiutamente illuso predica il cristianesimo colla teoria dell'impostura, difende i governi colla teoria della conquista: a che dunque riuscirà nella pratica? Leggete le sue prose, celebra un Caraffa, uomo infame; è adulatore d'ogni marchese e d'ogni prelato, dedica a un pontefice la Nuova Scienza, è il più servile tra i servili.
      Un'altra tradizione risuscita la scuola d'Alessandria, variamente comentata da Pico della Mirandola, da Marsilio Ficino, da Giordano Bruno, e la metafisica tradisce ancora la vita nuova coll'equivoco dei classicismo: I neoplatonici del risorgimento credono alla giustizia della religione astratta, ne sono gli apostoli, sempre solitari, sempre impossibili: si giunge a Campanella, in cui trovasi esperimentale l'inspirazione di Platone. Campanella è rivelatore: sente il giusto emancipato dal miracolo e poggiato sul vero; lo annuncia certo della vittorla, lo predica in piazza. La sua repubblica non è confidata al sillogismo, non alla dialettica, non ad una virtù nudrita nelle scuole; è confidata alla fame del povero, al diritto delle moltitudini contro l'usurpazione del ricco, del principe,del papa, La sua repubblica non è quella di Platone o di Tomaso Moro posta fuori dei genere umano, in un'isola deserta; essa sorge dal seno stesso della patria per trasformare la terra. Non fugge il commercio, non paventa l'industria, anzi la cerca; fida negli istinti dell'uomo, nella ricchezza della natura, nella forza della scienza. La sua repubblica non è progetto, è rivoluzione; non si limita a una patria, abbraccia il genere umano: non è un'utopia, è vera guerra contro íl papa, l'imperatore, Cristo e Cesare, e questa volta a nome della giustizia.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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