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      Da ultimo Rousseau combatte la proprietà quando fa l'apologia de' selvaggi. Preso alla lettera, la tesi di Rousseau è uno de' luoghi comuni del risorgimento; la letteratura classica accusò le mille volte le arti, il commercio, la navigazione, il lusso, la scienza di spingere la società nel moto ingovernabile de' valori per sottrarla alla previsione del legislatore, e discioglierla. Tutti i retori avevano declamato contro le delizie di Capua, tutti avevano applaudito il primo Catone che sbandiva i filosofi da Roma. Rousseau ha copiato l'invettiva del risorgimento contro la civiltà, ma per dargli un senso nuovo e imprevisto. Gli antichi, i classici combattevano la civiltà per conservare la proprietà, la religione, la società; Rousseau è il primo che la combatte per rovesciare la proprietà, che rende necessaria la religione e ordina la società europea. Gli antichi credevano che l'uomo è naturalmente inclinato al male, e che il legislatore può appena educarlo al bene con una forte pedagogia sociale; Rousseau crede che l'uomo è naturalmente buono, che la proprietà l'ha pervertito, che gli ha imposto l'errore della religione e le catene de]la civiltà. Tacito scriveva l'apologia de' Germani, Machiavelli quella degli Svizzeri; Rousseau li sorpassa le mille volte scrivendo l'apologia de' selvaggi. Presso i selvaggi, dice egli un fanciullo non comanda a un vecchio, un imbecille non comanda a un savio, una mano di ricchi non rigurgita di superfluità, mentre la moltitudine affamata manca del necessario.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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