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      Rimaneva a Luigi Filippo di esser la providenza dell'industria e del commercio; ivi poteva trovare le ragioni per farsi necessario: ma qui una nuova fatalità lo attende. Il povero pensa alla sua rivoluzione; Rousseau, Robespierre non l'avevano sperata; vedevano che l'industria diffonde l'agiatezza, che nutre i popoli, che la sorte del mondo è vincolata ai destini dell' industria; e volendo lottare, si smarrivano nel paradosso che raccomanda una indeterminata virtù. Fourier e Saint-Simon uscivano dal paradosso cercando la rivoluzione del povero precisamente nell'industria, che sembrava renderla impossibile. Verso il 1806, nel momento stesso in cui la libera concorrenza all'interno faceva sentire i suoi benefizi, essi ne scoprivano i vizi; l'accusavano d'arricchire i ricchi e d'impoverire i poveri, scorgevano la miseria crescente dell' operaio, e il principio di una rivoluzione crescente all'infinito. L'esercito del proletario s'arma nel 1830, ha le sue legioni a Parigi, a Lyon, a Lille, dappertutto dove il capitale ingrassa immolando la libertà, il lavoro, la salute del povero. Era oramai aggiunto all'antica rivoluzione un nuovo dato vitale. Fourier e Saint-Simon rappresentano una nuova èra colla dualità dell'interesse e della giustizia; Fourier è l'interprete della nuova vita, la svolge nella iperbole del falanstero, deride la civiltà, gli inciviliti, gli equivoci della commedia umana travolta nell'impossibile della metafisica e della religione. Fourier vuole l'interesse, dimentica il dovere, è facile alla transazione, è il Voltaire del proletario, gli assomiglia per la facilità, per l'ironia e per la critica.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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