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      È un governo equivoco, la repubblica soggetta a revisione, cioè una repubblica che può egualmente retrocedere alla monarchia o progredire nella rivoluzione.
      La costituzione chiama un presidente alla direzione della repubblica; e come non si fonda su alcun dogma, il presidente potrà esser dittatore, il dittatore potrà essere un dittatore democratico o un pretendente, un nuovo Robespierre o un antico re.
      Perchè non rimanga dubbio sulla latitudine dell'equivoco, il presidente deve essere eletto direttamente dal suffragio universale; alla sua volta l'assemblea nazionale deve emanare direttamente dal suffragio universale. Qui l'equivoca generalità si apre due uscite, prepara una contraddizione, offre un campo naturale alla guerra tra la rivoluzione e la controrivoluzione. Se la democrazia è padrona dell'assemblea nazionale, la reazione sarà alla presidenza; se la democrazia s'impadronisce della presidenza, la reazione si rifugierà nell'assemblea nazionale. La legge è a doppio senso.
      Il diritto all'assistenza è ancora una generalità inutile: si riduce al diritto di necessità supposto da tutte le leggi. Qual'è questa necessità? che reclama la miseria del proletario? che devesi accordare alla rivoluzione del povero? L'assistenza abbraccia egualmente la tassa dei poveri e la legge agraria, il work-house e le fabbriche nazionali.
      Sappiamo già qual'è il valore delle tre parole indeterminate, libertà, eguaglianza, fratellanza: sono derisioni se la legge non le rende positive, e nessuna legge le determina.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Robespierre