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      Quando la Costituente fu convocata, il dì 8 maggio, Lamartine monta alla tribuna, e descrive le ventidue rivoluzioni che hanno risposto all'iniziativa di febbraio; e dice alla democrazia: «Ecco in settantadue giorni il risultato della nostra politica». La reazione avrebbe trionfato da Berlino fino a Palermo, i re ed i principi avrebbero bombardate tutte le città dell'Europa; e Lamartine avrebbe potuto dire: noi abbiamo rassicurato il papa, l'imperatore, i re, i principi; abbiamo scoraggiati i popoli, dimenticati i Polacchi, i Lombardi, i Veneziani; noi abbiamo accettate le divisioni territoriali del 1815; or bene, in onta della catastrofe di febbraio, in settantadue giorni tutto è ristabilito nell'Europa intera.
      La libertà formale era adottata in principiò dal governo provvisorio, lo fu dalla Costituente; e la Costituente vi rimase fedele fino agli ultimi momenti. Ad ogni spinta verso l'azione, rispondevasi: «Bisogna attendere in armi che l'Italia e la Germania ci chiamino, per assicurare in comune l'opera della loro emancipazione . Intanto si lusingava ogni errore, si proteggeva ogni intrigo, si vezzeggiava il tradimento. E in Italia era manifesto. «Gli amici dell'Italia si rassicurino», diceva il Petrarca francese; «se si levasse un grido di dolore, se le circostanze lo rendessero necessario, la Francia interverrebbe al suo modo e al suo tempo. L'Italia sarà libera ad ogni modo». Si prometteva di soccorrere l'Italia, quand'ella il volesse; ma il soccorso era sottoposto alle circostanze, e la Francia doveva accordarlo all'ora e tempo opportuni, d'accordo coi Tedeschi, d'accordo colla cristianità; promettevasi la libertà, ma promettevasi ad un tempo ai Tedeschi, ai Polacchi, agli Italiani, a tutti i popoli più opposti per principj, per interessi, per tendenza, per ambizioni, per tradizioni, promettevasi la libertà, ma si operava secondo la teoria dei fatti compiuti; il soccorso doveva giungere dopo la sconfitta, dopo la sciagura, quando l'oppresso non poteva più invocarlo, quando più non v'erano assemblee, nè rappresentanti, quando la libertà sarebbe divenuta cristiana, imperiale e papale.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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