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      1 La logica impedisce al pensiero di nascere, di morire, di cominciare, di cambiare; essa gli impone di durare eterno e inalterabile.
      Il pensiero non può cominciare: donde verrebbe? Da ciò che non è il pensiero, dal nulla, dall'assurdo. Il pensiero non può finire; e come lo potrebbe? Cesserebbe d'essere uguale, identico con sè stesso, e cadrebbe per assurdo nel nulla. Ne consegue, che voi avete pensato prima di nascere, che voi pensate vivendo, e che dopo la morte penserete ancora. Si risponderà:
      - Egli è certo che il nostro pensiero comincia coll'esperienza; evidentemente sospeso col sonno, cesserà colla morte.
      - Ne siete ben sicuri? Durante il sonno non sognate voi dimenticando poi nel risvegliarvi i vostri sogni? Quando vi addormentate, non vi ha forse una transizione in cui pensate e di cui perdete la memoria? La vostra memoria può non seguire il pensiero; essa non lo segue nei sogni, non nel momento dell'addormentarsi, non nella leggerezza del vaneggiare, non quando il pensiero scorre a caso attraverso l'imaginazione. Dunque la testimonianza della memoria non basta a stabilire che il pensiero comincia e che finisce; dunque potete accordare alla logica che il pensiero è eterno; voi non avete prova alcuna contro la logica, ed essa produce contro di voi l'identità, l'equazione, il sillogismo.
      - Un pensiero dimenticato è inutile.
      - Lo so, e che importa? non si tratta di sapere se i pensieri coperti dall'oblio siano utili, si tratta di sapere se si pensa sempre sì o no.
      - Ma se il pensiero precede la vita, se resta dopo la morte, sarà falso che esso venga suscitato dall'esperienza, e dovremo rivocare in dubbio tutte le verità più elementari.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693