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      Fin qui rimane ancora dubbio se la legge sia animata, vivente, istorica per Giannone, ma sappiamo che in quel tempo schiava della Chiesa, essa voleva regnare, ed egli talmente ne attende il trionfo, che già osserva come sia sorto il falso regno dei pontefici e già deplora come i cristiani abbiano preso il posto dei romani. "Gli uomini, dice egli, nel pensare, nei loro discorsi, raziocini e giudizii, non pure nei costumi, furono tutt'altro da quel che prima erano". L'osservazione ne era stata fatta prima, ma questa volta essa cade in una formula giuridica, perchè Giannone la spiega, soggiungendo che anticamente la Chiesa era nell'impero e gli imperatori cristiani dicevansi Pontifices maximi, Episcopi ad extra, e regnavano a nome della ragione; nel medio evo invece un impero ecclesiastico con leggi proprie, con particolari giurisdizioni, con idee soprannaturali, penetra in ogni Stato, e la Chiesa contiene tutti gli Stati, e governa poi il mezzodì dell'Italia interrompendo tirannicamente l'azione del vero suo governo.
      E che? direte voi, tal concetto è forse nuovo? Sì, perche siamo nel XVIII secolo; la giurisprudenza romana, che diventa filosofica, acquista nuovo senso, e qui la scintilla del diritto spinge Giannone ad assalire tutte le leggi della Chiesa. Egli non ha ancora l'orgoglio del novatore, ed anzi parlando di sè si presenta come discepolo di ogni passata illustrazione; ma ormai lo studio lo fa passare di sorpresa in sorpresa, l'edifizio del papato cade in frantumi, e il cuore gli batte scoprendo in Gassendi il mondo che deve conquistare colla ragione.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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