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      È il mondo della natura abbandonato a sè stesso; il mondo degli astronomi, dei fisici, dei matematici; il teatro dei miracoli non più divini ma scientifici; il telescopio più non vi scopre nè il paradiso di Adamo, nè la stella dei Magi; l'esperienza ne scaccia i fantasmi delle tradizioni, e sullo spazio sgombrato più non germina la giurisprudenza soprannaturale che traeva dall'arca e dal Sinai le decretali, i benefizi, le sacre giurisdizioni, i feudi canonici; le larve del culto si dissipano, lasciando solo il lavoro dell'uomo in mezzo agli atomi di Epicuro che, fatti sua proprietà, gli danno modo di rifare l'universo.
      Con Gassendi la metafisica del falso Aristotile, complice della fisica ecclesiastica che travolgeva i fenomeni a profitto del sacerdozio, scompare come la nebbia, e se il filosofo francese credeva pure a Dio, all'anima, al libero arbitrio, alle quiddità di un mondo spirituale, prenunzio di nuova scolastica o residuo dell'antica credenza, forse anche Epicuro credeva agli dei composti di atomi, simili agli uomini ed eternamente felici. Ma regnando unico il senso, la dialettica di questo principio insegna altresì il dubbio, scioglie la tomba da vani terrori, e resta la legge un calcolo umano, sia che voglia essere veridica e sincera, sia che debba transigere con onnipotenti errori. Gassendi trasforma Giannone: ascoltate le sue modeste e velate parole: "Lo lessi, dice egli, con avidità e sommo contento, ravvisando in esso solida e più verisimile filosofia, la quale tolse tutte quelle tenebre e caligini nelle quali era stato io immerso.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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