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      Egli rispetta tutto, s'inchina dinanzi a tutti, riverisce il fanatismo come l'uno dei poteri di questo mondo; spesso la perpetua sua umiltą gli dą l'aria di macchina a pendolo; ma sotto forma di ricerca, di dubbio, di discussione, di dibattimento, di scrupolo, dice tutto e lascia senza base le menti pił ostinatamente dedite alla scolastica ed alla religione.
      Tremava Giannone che s'indovinasse l'opera sua; le teorie che vi predicava gli sembravano si chiare, si sicure, si assolute ne' risultati loro, tanta gloria se ne riprometteva, che temeva ogni pił oscuro concorrente, e celava ogni sua carta. E credeva che il buon Giannatasio, traduttore di Summonte dall'italiano in latino gli potesse carpire l'idea sua, e quasi nascosto nella sua villa di Due Porte, i conoscenti lo chiamavano il Solitario Piero, o si farneticava per sapere se scrivesse sui magistrati o sui giureconsulti del regno.
      Solo si fidava di pochi intimi, quasi trasformati in complici di una cospirazione scientifica. Aulisio gli correggeva i primi tre libri, Capasso i successivi, un avvocato Vitagliano, che teneva una stamperia vicino alla sua villa, gli prestava i suoi torchi: lo stesso Capasso, correttore intimo dell'opera, carpiva l'autorizzazione politica. Dedicando il libro all'imperatore, Giannone si assicurava un difensore; col plausibile pretesto poi che un'opera di giurisdizioni in favore dell'autoritą civile era dispensata dal riportare la vidimazione dell'autoritą ecclesiastica, accertava l'esito dell'impresa.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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