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      E allora possiamo noi considerarlo come un accidente? Sarebbe forse fortuito il rivelarsi della poesia nelle vicende della storia? L'arte non sarā forse l'ultima religione dei mortali? Prendiamo la gran scena di Palermo tra l'arcivescovo Ugone e l'ammiraglio Majone. Sono essi i due primi capi del regno; in loro balėa sta il re Guglielmo, entrambi vogliono spegnerlo; il loro carattere, la loro concordia o la loro discordia saranno forse arbitrarii? Vorrete voi che l'uno sia arcivescovo di Palermo senza rappresentare la Chiesa, le ambizioni e tradizioni che mirano a sciogliere il regno? Vorrete voi che l'altro sia ammiraglio e nativo di Bari, recentemente distrutta, senza parteggiare per Bari, Capua, Salerno, Benevento e tutte le libertā federali, vinte e sacrificate alla felice Palermo? Convengono entrambi nell'idea di spegnere il re, e sta bene perchč l'odia il continente e lo disprezzano i baroni dell'isola? Nč l'uno nč l'altro puō cedere, nč l'uno nč l'altro puō dire ad alta voce il proprio pensiero, nč l'uno nč l'altro puō sottrarsi alla necessitā di una lotta mortale, nč l'uno nč l'altro puō uscire dalla propria congiura, e vedete come il destino li unisce! Vedeteli come stanno abbracciati nell'ultimo loro duello! L'ammiraglio visita l'arcivescovo da lui avvelenato, lo accarezza e si sforza di propinargli un altro veleno, temendo i ritardi del primo; e l'arcivescovo sul suo letto, giā in balėa della morte che lo rode, sorride amorevolmente e prolunga il discorso per dar tempo ai sicarii di preparare l'agguato contro l'intimo suo nemico.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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