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      Tosto l'ammiraglio cade trafitto, l'arcivescovo spira, ma il regno trionfa, e il loro secreto resta nelle tombe.
      Parla ancora la terra quando le nozze di una Normanna con uno Svevo raccomandano le sorti del Mezzodì all'impero contro la prevalente influenza della Chiesa; quando gli amori, gli odii della regia coppia sono inspirati dalla pace o dalla discordia delle nazioni che uniscono o scindono i partiti interni; quando la poetica guerra tra Costanza e Arrigo suo marito forma un dramma, dove la fatalità si fa giuoco d'ogni umano volere; quando gli strani combattimenti tra Giovanna I e l'ungaro Andrea, tra Giovanna II e il francese Giacomo della Marca sono simboli di questo regno dove il destino vuole che le rivoluzioni siano conquiste; quando la fatale crudeltà di Guglielmo il Malo, alternandosi colla virtù non meno fatale di Guglielmo il Buono, suo successore, ci avvertono che approssimandosi l'era volgare delle due sette, diventino i vizi e le virtù della morale privata, nomi vani sul trono. Intendo che Giannone, disperando di penetrare tanti misteri volgesse altrove lo sguardo e che preferite le cifre dei codici lasciasse negligentemente passare le vecchie narrazioni de' suoi predecessori; ma egli cadeva cosi dall'altezza della storia civile nella storia accidentale, e copiava poi il Costanzo che dichiarava Giovanna I "donna santissima, onore del mondo, luce dell'Italia," e in Campanella non scorgeva poi altro che un "uomo torbido, irrequieto, di diformi costumi e grande imbrogliatore".


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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