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      I protettori non gli mancavano tra gli altri il conte Zizendorf, il marchese di Rialp, il principe Eugenio di Savoja, e per giunta era egli in pensione da una vedova Leisenhoffen madre di tre figlie, di famiglia distintissima, dove considerato come amico di casa le occasioni gli si offrivano innumerevoli di apprendere il tedesco e di entrare nel moto germanico.
      In verità assorto nei propri pensieri egli non vede nella Germania che il riflesso dell'Italia. Per lui Carlo VI era l'imperatore dei Romani. Vienna un'altra Napoli dove s. Gennaro riviveva in s. Giovanni Nepomuceno dotato del potere miracoloso di fecondare le mogli, e quando nelle sue note dipinge l'ignoranza del volgo viennese o la corruzione dei ministri imperiali, o il fanatismo delle donzelle che si facevano condannare a morte maledicendo Cristo per desolare i loro infidi amanti, sempre si vede il cielo di Napoli. In mezzo al moto europeo ad altro non pensava che a' suoi Giannonisti d'Italia, o a' suoi avversarj del clero, cioè all'Anastagi Arcivescovo di Sorrento, al Sanfelice dell'ordine di Gesù, al Padre Paoli dell'Oratorio, agli uomini della curia romana che straziavano la sua Storia civile; e lottava contro il dicastero ispanico come se fosse a Napoli, svolgendo le istesse idee colle quali aveva dedicato il suo libro all'imperatore. La natura stessa delle sue occupazioni lo prova e scrive il trattato sui dicasteri di Vienna per ferire la gotica giurisprudenza del Consiglio ispanico, scrive altresì un consulto sull'origine laica e bizantina del tribunale della monarchia siciliana, per mantener fermo il principio dell'autorità regia sugli ecclesiastici; sostiene pure il diritto del regio exequatur per resistere all'Arcivescovado di Benevento sì stranamente ampliato dalla Chiesa nel regno dì Napoli nell'intento di estendere l'influenza della corte di Roma nel mezzodì. Pensa ad una raccolta delle lettere di Pietro delle Vigne perchè era il consigliere di Federico II il suo nume tutelare contro ì pontefici; col Menkenio che corrisponde con lui si occupa di Angelo Poliziano, ogni sua idea è italiana, e quando vuole la riforma dell' università di Napoli, e quando commenta le medaglie coniate da Luigi XII coll'iscrizione dum perdam Babilonis nomen che ristabilisce contro Giulio II nel mentre che un commentatore francese voleva che fosse volta contro il soldano d'Egitto regnante a Cipro e a Gerusalemme.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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