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      Regna il pontefice a nome di Dio, qual unico interprete del regno della morte, e dichiara che l'unico nostro fine č di conquistar il regno dei cieli. Ma chi gli ha rivelato, chiede lo storico napoletano, la fine celeste dell'uomo? si risalga pure a Cristo, a Mosč, ai patriarchi: chi ha intesa la voce di Dio? Trasportiamoci pure al principio della creazione, sino sugli orli del caos: chi dą principio al mondo? Non Dio, ma il mondo stesso, eterno come il suo moto, come la sua vita, inerente alla materia, e dalla quale vengono tutti i viventi. Il mondo adunque si confonde col suo creatore, si fabbrica da sč e sono immutabili le sue leggi.
      Donde viene dunque l'uomo? Dalla sorgente stessa d'onde scaturiscono tutte le creature viventi, dalla vita universale che passa di continuo in innumerevoli animali per via di generazione e di corruzione; figlio della natura la cui varia feconditą non ci permette nemmeno di separare l'una dall'altra le diverse classi degli animali, egli sorge dal creato senza che alcun privilegio lo tolga dal novero de' muti suoi compagni di ventura. Come essi ama, odia, ride, piange; simile ad essi č dotato di memoria, d'imaginazione, di giudizio; i suoi istinti sono gli istinti degli altri viventi e s'innalza sopra di essi solo per il grado maggiore dell'esperienza, dell'imaginazione, del raziocinio e delle facoltą di cui tutti sono dotati.
      Il solo privilegio dell'uomo, secondo Giannone si č quello di essere religioso, di sacrificare a degli esseri imaginarj, di rivolgere loro le sue preci, le sue adorazioni, di ingannarsi vivendo colla mente in un mondo diverso da quello della natura.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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