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      Lo stesso Achille vorrebbe essere l'ultimo tra i bifolchi per rivedere la luce del sole: Ulisse non puņ essere felice che nella sua patria, colla sposa, col figlio, domando i Proci ed ogni sua pił strana avventura lo trattiene tra gli incanti della natura. Deride quindi lo storico napoletano gli interpreti che spiegano le epopee d'Omero con idee filosofiche, con allegorie astratte, quasi fossero simboli e figure di una religione non professata da lui. E di rimbalzo la derisione ferisce i dottori della Chiesa, che vedono nell'arca, nelle vicissitudini degli Ebrei, nella terra promessa, nel tempio di Salomone altrettante allusioni alle nostre credenze sconosciute agli antichi. Secondo essi, Abramo e il Dio con cui stabilisce(11) un'alleanza pastorale, non sono nč Abramo, nč Dio, nč l'alleanza loro č vera federazione, nč i dodici figli di Giacobbe sono quello che appajono, ed ogni fatto, interpretato con idee posteriori di due o tre mila anni, subisce una metamorfosi simile a quella per cui si leggesse lo stoicismo nell'Iliade o il platonismo nell'Odissea.
      Insiste Giannone nella seconda parte del Regno terreno, sull'idea che la dottrina di Mosč sul fine terrestre dell'uomo concorda colle dottrine professate dagli Egizj, dai Fenicj e dai Greci. Forse i primi hanno preceduto gli Ebrei; forse contemporaneo dall'antichissima loro civiltą era l'episodio errante della razza israelitica; forse lo stesso legislatore ebreo vinceva i magi solo perchč rapiva loro una parte de' loro secreti.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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