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      Più lungi trattando dell'origine degli dei, Giannone osserva come gli uomini dopo di avere divinizzate le forze della natura e dati con irrefrenabile prodigalità altrettanti Numi al freddo, al caldo, alla pioggia, ai venti, non solo diedero vita sopranaturale ad ogni astrazione della mente, non solo preposero un essere superiore ad ogni atto della vita ad ogni virtù, ad ogni vizio, ma presto caddero nell'ultima stravaganza di adorare sè stessi. "Nell'antichissimo regno d'Egitto, sono le sue parole, il costume di non bruciare ma di condire e di conservare i cadaveri esponendoli al cospetto delle famiglie nelle proprie case e fino di metterli a tavola ne' loro conviti, fece che a lungo andare il vedersi avanti gli occhi i corpi balsamati de' loro defunti che avevano amati ed onorati in vita e, conservandone la memoria anche con statue e dipinture rappresentandoli come se fossero vivi eccitò verso di loro ad atti di venerazione, la quale pian piano crescendo, siccome suole avvenire in tutte le altre cose, si cambiò in adorazione onde sorsero altri dei e dee ...
      Si derivarono eziandio dagli uomini per altre cagioni. I primi conquistatori, i primi inventori delle arti e delle scienze si meritarono dopo la loro morte onori divini e di esser annoverati tra dei celesti. Per tal guisa furono divinizzati Iside, Osiri, Belo, Giove, Saturno, si adorò Prometeo inventore delle statue, Pane del flauto, Trittolemo dell'aratro, Atlante dell'astrologia, Danao delle navi, ed ogni popolo ebbe i suoi resuscitati


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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