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      Ma se sono divinizzati i benefattori del genere umano, se Romolo e Teseo sono trasportati in cielo, se l'adulazione vi adora i più possenti sovrani, perchè non sarebbero trasformati in demonj gli uomini altamente malefici? Perchè non sarebbero condannati i demonj ad eternamente combattere la felicità nostra? E se si accorda l'immortalità agli uomini sommamente utili o dannosi, perchè non estenderla a tutti i viventi, i quali sono pur sempre in qualche grado benefici o malefici? Perchè non generalizzarla, quando ogni uomo è pur sempre un miscuglio di vizj e di virtù? Perchè rifiutarla a tutti i morti, cui la superstizione delle tombe già accordò una specie di culto? Non sarebbe forse contraddizione il fermarsi a mezza via?
      Per tal guisa quando la dottrina degli Egizj giunge sul suolo della Grecia agli dii primitivi i nuovi poeti ne aggiungono altri inventati; le loro avventure si complicano per render ragione dell'universo, si sottilizza sulla loro natura, sui loro amori, sui loro rapporti colle cose della terra; al candore delle credenze, al severo silenzio sui misteri si sostituisce l'astuzia della curiosità, la temerità delle spiegazioni e così si passa dal divinizzare le passioni, gli istinti, le speranze, i timori, le virtù, i vizj, all'adorare gli antichi legislatori, al prosternarsi dinanzi agli illustri estinti, al credere immortale ogni più volgare individuo e finalmente si parla della natura della vita dopo la morte. e s'inventa una scolastica sulla possibilità di un regno degli uomini fatti immortali e divini al rovescio di quanto si vede.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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