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      Allora la beatitudine terrestre più non basta agli uomini e le finzioni sapientemente concordate dai legislatori col nostro fine mondano sono alterate, sovvertite, distrutte.
      Anche la filosofia, secondo Giannone, si volta contro il regno terrestre dell'antica religione, e benchè egli non dica in qual modo, al certo sarà colle astrazioni che prevalgono nelle scuole di Socrate, e che si associano alle ombre vaganti delle tombe e dei tempj; sarà colle teorie che vogliono rendere ragione della vita, del pensiero, del suo nascere, del suo manifestarsi; sarà col crescente spiritualismo di Platone e de' suoi successori, cui la dialettica impone di considerare come un'ombra il mondo e come un sogno ogni suo splendore; sarà, dico, colla metafisica intenta a trasportare ogni vero, ogni bello, ogni bene nel seno di un Dio separato dalla natura e ad essa estraneo. Un solo capo, ed anzi la sola meta di un capo essendo consacrata da Giannone alla corruzione scientifica dell'antica dottrina sulla natura dell'anima, convien credere che poco sen curasse, e che ne estimasse innocenti le aberrazioni, le quali non riuscivano se non a fare dell'anima un'ipotesi antologica assolutamente estranea al dramma della vita e senza conseguenze per l'immortalità della persona e de' desideri suoi. Difatti l'immortalità data da Aristotile alle essenze valeva quanto quella concessa da Epicuro agli atomi, o poco alterava la presupposta teoria che le anime si staccassero dalla vita universale, e vi ritornassero trovandovi dopo la morte quell'istessa assenza di sentimenti e di pensieri che aveva preceduto il loro nascere.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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