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      Questa è la buona nuova del Vangelo, e si profonda è la differenza tra il regno terrestre e il cielo cristiano, che tanto gli Ebrei quanto i pagani ne frantendono il senso. I primi credono che Cristo prometta di liberarli dai Romani, come altri capi avevanli sottratti alle anteriori conquiste degli Egizj, degli Assirj, dei Persi e dei Greci. "E che ? dicono essi, egli che ci predica il nuovo regno, non è forse il figlio di Maria? il fratello di Giacomo, Giuseppe, Giuda e Simone? Non conosciamo noi forse le sue sorelle?" Gli Erodiani si figuravano che egli fosse un rivale di Erode, e voi conoscete tutti la risposta che ancora adesso si canta nelle chiese: invano ti sgomenti o iniquo Erode, non toglie i regni terreni chi ne dà di celesti. Secondo Eusebio, cadono i Romani alla lor volta nel medesimo errore, e Vespasiano chiede conto dell'ultimo discendente di Davide, Domiziano degli ultimi discendenti di Cristo che vivevano pacifici in Palestina; e l'uno e l'altro, giudicando il cristianesimo colle proprie idee, non temono altro che una rivoluzione terrestre, un re cristiano. Ma i fedeli erano intenti ad ottenere il solo regno celeste, ed i cesari di Roma si attenevano alla fine a quella risposta.
      Conosciuta la natura del cielo (prosegue Giannone le sue interrogazioni) con quali mezzi si potrà penetrarvi? e sempre leggendo il Vangelo, risponde: con mezzi semplicissimi, attesa la natura sopranaturale del paradiso, Poichè più non trattasi di una felicità terrestre, di vittorie, di dominazioni politiche; si ottiene il paradiso cristiano senza sacrificj, senza fasto, senza riti, senza cerimonie sontuose ed imponenti; vi si entra colle buone opere e colla fede; basta il credervi fermamente e il considerare i beni della terra come illusioni momentanee: "che abbisogna adunque per entrare nel regno dei cieli? chiede il giovane ricco a Gesù Cristo; - bisogna seguire la legge, risponde il Redentore - io la seguo - abbandonate inoltre i vostri beni ai poveri - e allora il ricco gli volta le spalle e se ne va pensieroso, mentre Gesù Cristo fa osservare agli astanti, esser meno facile al ricco di salvarsi che al camello di passar per la cruna di un ago; il ricco crede alla terra.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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