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      Avvertite sempre, o signori, che lo storico napoletano espone il sistema cristiano al suo nascere; che lo deduce dagli antecedenti della religione giudaica; che lo mostra generato dal dogma de' farisei sulla risurrezione dei corpi; e che il suo merito č di seguire passo passo la serie delle idee sul cielo, il quale si estende, sconvolge la terra, la distrugge, e fa vivere i primi cristiani nell'allucinazione dell'Apocalisse coll'aspettativa di una rivoluzione mondiale. Direte forse che noi pure siamo cristiani, e che non viviamo nč coll'ansia dell'Apocalisse, nč coll'idea dell'imminente risurrezione dei morti; che non aspettiamo la caduta di Sirio o di Saturno sulla terra; che queste speranze, questi spaventi non ci preoccupano in alcun modo. Ma la forza della filosofia applicata alla storia consiste appunto nel fare rivivere le generazioni passate, i popoli spenti colle(16) loro idee, colle loro speranze, coi loro timori diversi dai nostri; nel seguirne il moto intellettuale che nessun ostacolo puņ fermare; nel lasciarli al sonnambolismo delle loro idee che, predeterminato dai loro principj, non puņ essere interrotto da nessuna luce, e che lo scoppio stesso della veritą potrebbe forse perdere, ma non correggere. Ora, fin che dura l'antica religione mosaica vivono gli Ebrei nell'aspettativa del regno terrestre; e spiega quest'aspettativa ogni loro azione, ogni loro delirio; col cristianesimo comincia un'altra aspettativa, e Giannone insiste per mostrare che il regno dei cieli considerato come imminente e la risurrezione dei morti considerata come la condizione prima per abitarlo, spiega alla volta sua tutte le azioni, tutta la vita dei primi cristiani.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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