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      Nell'analizzare quindi l'Apocalisse, egli insiste non sull'incendio della terra, che serve di antitesi al diluvio di Noè; non sulla venuta di Cristo sulle nubi, cosa naturalissima; non sul giudizio universale, che va da sè: ma sulla risurrezione dei morti, che è la pietra angolare della nuova fede.
      Prima di Cristo, Giobbe vi fa allusione. Ezechiele l'intravede, ma lasciano essi sussistere l'antica tradizione, e rimangono nell'aspettativa della terra promessa; anche i Farisei vi credono, ma convivono coi Sadducei che la negano, e concentrano nel destino di Gerusalemme il loro avvenire. Ma i cristiani ne formano un principio primo, un principio che rovescia il tempio, che deride Gerusalemme, che volge il tergo alla Giudea, al regno di Davide, ed ogni passato vaneggiamento scompare trasfigurato dall'Apocalisse. Ascoltate, o signori, le parole di Tertulliano: resurrectio muortuorum fiducia christianorum. Ascoltate S. Agostino: tolle resurrectionem muortuorum, tollas etiam religionem christianorum. Di fatto l'intero dramma della vita di Cristo si fonda sul nuovo principio. Egli nasce, vive, muore per mostrarci che deve risuscitare; quando spira sulla croce, i Farisei inquieti altro non temono che di vederlo ricomparire, accorrono da Pilato perchè metta le guardie alla sua tomba, e la sua gloria consiste nello spezzarne la pietra, deludendo gli attoniti custodi. Per tal guisa egli ricompare realmente al terzo giorno, mostrandosi agli Apostoli, ai discepoli, ad una turba di credenti, cui persuade di avere vinto il regno della morte; e quando S. Tomaso lo prende per un fantasma, e non vuol credere ai proprj occhi, "tocca e guarda, gli dice egli, perchè lo spirito non ha ossa e carne simili alle mie"; e mangia e beve e passeggia e conversa ancora per quaranta giorni sulla terra, "lonqueus de Regno Dei et convescens - manducavimus ac bibimus cum illo postquam resurrexit a mortuis.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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