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      Ma eccovi un fatto più decisivo. Nel 350 Cirillo d'Alessandria parla nel modo seguente della preghiera dei morti: "Noi facciam menzione di quelli che si sono addormentati prima di noi, e in primo luogo dei patriarchi, dei profeti, degli apostoli e dei martiri; in secondo dei santi padri e dei vescovi, e finalmente di tutti gli estinti dei nostri tempi". Secondo S. Giovanni Crisostomo, si pregava " pro iis qui in Christo dormierunt, et iis qui pro ipsis celebrant memoriam ". Il perchè nella festa di S. Leone dicevasi più tardi: "Accordaci, o Signore, che quest'oblazione approfitti all'anima di Leone tuo servitore, poichè hai voluto perdonare i delitti di tutti ". Si pregava adunque per i santi come per i reprobi. Ma quando si credette alla beatificazione immediata si cessò di soccorrerli: trasformati in semidei, invece di essere protetti diventarono protettori, e invece di pregare per S. Leone il rituale romano pregò S. Leone colle parole: "Accordaci, o Signore, che all'intercessione del beato Leone quest'oblazione ci sia profittevole". Noi abbiamo visto altresì come liberata l'anima di Adriano, si desistesse di rivolgere a Dio ulteriori suppliche a favore dei dannati.
      L'adorazione dei santi fu un'altra conseguenza dell'immediata loro beatificazione. Secondo Giannone, nei primi secoli limitavansi i fedeli a raccogliere le loro reliquie ed a nasconderle sotto terra, perchè coll'esporle le avrebbero abbandonate agli scherni dei profani, e coll'adorarle avrebbero meritato essi stessi il rimprovero che facevano ai Pagani di adorare i loro capi.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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