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      Questo lavoro una volta compito ne succede un altro. Noi abbiamo visto che con Gregorio I si cessa di credere alla necessità di attendere la fine del mondo per salire in cielo e che oramai ogni credente può penetrarvi e trovarvisi in compagnia dell'imperatore Adriano. Trovo quindi ragionevole che qui Giannone faccia incominciare col cielo pontificio un terzo periodo, sì proficuo alla chiesa che il suo capo converte l'occidente abbandonato dai cesari e si fa ubbedire dai barbari promettendo loro di renderli felici nel momento stesso della suprema infelicità della morte. Tanto predominio gli concede di farsi mediatore tra Bisanzio e i Longobardi, tra i Greci e i Romani, di trasformare i sacerdoti in altrettanti ministri, ambasciatori e consiglieri nelle Corti de' re barbari recentemente convertiti, e ne nasce che, quando l'eresia dei Monotelliti minaccia da Bisanzio tutto il cielo pontificio, il pontefice romano può trasportare la sede dell'impero in Francia, ogni vittoria dei Franchi contro i Maomettani o contro gli idolatri si trasforma in una sua vittoria, e da ultimo ottiene da Carlo Magno il dominio temporale, e lo fortifica colle ricchezze concesse a tutte le chiese, a tutti i monasteri della cristianità. L'ascensione diretta delle anime in cielo largisce pertanto al pontefice romano un regno sulla terra.
      Per gli ulteriori periodi il Panzini abbrevia l'indice, quasi che i fatti parlino da sè, e difatto vedesi nel quarto periodo da Carlo Magno a Gregorio VII che il cielo pontificio protegge sempre più il suo clavigero sulla terra poichè estende il suo dominio colla rovina dei Carlovingi, colle nuove divisioni tra la Germania e la Francia, colle guerre tra i diversi principi dell'Italia, e ne consegue da ultimo che quando Ottone I ristabilisce l'impero in Germania, non può più esercitare il potere degli imperatori precedenti, egli non è più il Cesare ereditario dei tempi Bizantini o Franchi, ma sradicato dalla terra egli è elettivo ed i pontefici maneggiano oramai la spada e il pastorale.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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