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      Del resto, se dubitate di lui e di voi, confrontatelo col Vico suo concittadino e contemporaneo, di cui non dubitano neppure gli increduli della filosofia, e vedrete che Giannone si propone la stessa meta dell'inventore della Scienza nuova, cioè di conoscere sè stesso, di conoscere l'uomo nella umanità, di trasformare la storia in una vera e perpetua psicologia. Come Vico, il suo primo passo per dominare le vicissitudini della storia è lo studio della giurisprudenza romana, e pubblica la Storia civile appunto negli anni in cui esce il meraviglioso libro del suo concittadino de uno universi juris principio et fine uno. E come Vico, egli parte da zero, cioè dalla negazione di ogni culto, di ogni Provvidenza, dall'ignoranza assoluta degli uomini selvaggi, fieri, eslegi, e poeticamente in traccia di una terra dove cessino di errare colle tende del deserto. Per l'uno come per l'altro la religione è errore eterno, necessario, indispensabile alla società; sorgono spontanei i culti dalla mente d'ogni popolo, si corrompono fatalmente cogli irrequieti raffinamenti dei poeti e dei filosofi, e le epoche della storia della terra si determinano con quelle della storia celeste. L'idea che l'antichità si ripeta nel medio evo, riproducendo le divinità pagane nei santi protettori della città, è anch'essa comune alla Scienza nuova e al Triregno, e se non abbiamo chiuso il ciclo di Giannone imitando i ricorsi del Vico resta nell'uno quanto nell'altro il principio, che sorgono e cadono per rinascere gli imperi, che le stesse scoperte sono state più volte perdute e rifatte nel corso dei secoli, e che la barbarie si alterna di continuo colla civiltà nello spazio come nel tempo.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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