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      Forse dall'intuizione genuina della natura? Forse dalla conformità ancora inalterata delle idee colle cose da esse rappresentate? Sta bene; ma allora perchè mai l'infante, perchè mai l'uomo del volgo si allontanano dalla natura primitiva delle cose? Perchè creano essi gli dêi, le ombre, i geni dell'aria e gli enti fantastici dai quali pure dipende l'intero corso della storia! Non potete dedurli dall'ignoranza perchè l'ignoranza è negativa e l'assenza di idee è pure sempre assenza di errori. Non potete derivarli dalla poesia, dall'imaginazione, dall'arte, perchè altro è il fingere, altro il credere, e nessun scultore adora la propria statua. Non potete trarne l'origine dalla riconoscenza dei mortali per gli illustri trapassati nè dal terrore inspirato dai più celebri tiranni nè dai capricci della speranza e del timore, nè dalle pie frodi dei capi, perchè la riconoscenza, il terrore, la speranza, il timore, tutte le passioni, tutte le astuzie devono pur sempre seguire i fanatismi del nostro intelletto, nè possono avviticchiarsi al nulla e il dogma deve sempre precedere la fede e le opere. L'astuzia, la frode, l'impostura sacerdotale nulla potrebbero se alcun che di falso non si propagasse, cui si possano dare forme divine e se non potete spiegare l'apparizione dei culti nè colla poesia, nè colle passioni, nè coll'impostura che sono le cause enumerate da Giannone, rimangono essi al di fuori della filosofia della storia, e la sapienza del volgo più non può ricongiungersi con quella dei filosofi; allora Platone non ha più nulla di comune colla Grecia, nè Gassendi colla Francia, nè ogni sapiente col popolo che gli dà la vita, e allora come mai rendersi ragione dei fondatori delle nazioni e dei legislatori?


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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