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      Tale è il senso del passo in cui lo storico ricorda a Carlo Emmanuele III, che a torto Venere si lamentava a Giove suo padre di esser stata ferita da Diomede; il destino voleva che fosse la dea degli amori e non delle battaglie. Il re era stato ferito dall'Austria che gli aveva ritolta la Lombardia, ma essa non avrebbe mai potuto ritogliergli il prestigio di libere leggi. Torna inutile il dire che la casa di Savoja non ascoltò lo storico, e che un censore delegato ad esaminare il libro, notò con freddo disdegno i sotterfugi con cui tendeva a discreditare la religione dominante.
      Perduta la speranza di un azione politica, il prigioniero continua i suoi lavori di filosofia per sfuggire al lungo tedio del carcere. Ma deve ingannare il padre Prever suo confessore; bisogna che esageri la sua conversione, che nasconda le sue idee sotto un giro di finzioni esoteriche sempre più ampio, per ottenere da lui la concessione di qualche libro, e il privilegio di scrivere col pretesto di rinnegarsi. Gli dedica quindi un'Apologia dei teologi scolastici dove appunto si prevale del rimprovero che gli vien fatto di averli sacrificati ai padri della chiesa per esaltarli. E mostra che sono anzi i veri fondatori del papato, che trionfa la fede grazie alla sistematica loro cecità e che senza questi santissimi aborritori della scienza sarebbe la religione perduta poichè i padri, gli scolastici la compromettevano di continuo ora colle loro discussioni, ora col falso puntiglio di dare vittoriose risposte ai profani, ora per la vanità di parere anch'essi filosofi alla maniera degli Alessandrini.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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