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      Il suo zelo esterno per la santa causa dei dottori e degli inquisitori prorompe in sì naturali lamenti contro i mal pratici fondatori del culto, che il lettore si associa alla sua afflizione nel vedere come compromettano ad ogni tratto la santità e l'autorità della religione pontificia. Non destano forse l'impazienza quando, per combattere i miracoli pagani, li attribuiscono temerariamente al diavolo? Perchè non copiavano almeno almeno gli autori antichi, che li spiegavano colla credulità delle moltitudini e colla disinvoltura dei pontefici? E perchè mai assalivano tanti riti antichi, poi accettati, esagerati, ad onore e gloria della Chiesa? Quale imprudenza in Lattanzio che vuol sopprimere le lampade e le candele nelle chiese? S. Gregorio Magno non ha forse edificato i fedeli accendendone un numero sì prodigioso che vi abbisognava un tesoro per mantenerle? E a che pensa dunque S. Agostino quando vuoi abolire il canto che S. Ambrogio introduceva nelle chiese; quando vuol che si mangi, si beva, si dorma senza piacere, per pura riflessione, e che il letto nuziale diventi un altare dove i figli nascano per amore di Dio? Non ha poi torto di sofisticare fino sul suicidio di Lucrezia, pretendendo che non dovesse disperarsi per avere passato una notte a controgenio? Sventuratamente il prigioniero, non avendo sotto mano che pochi volumi scomposti, non poteva compiere l'opera ben accentuata ne' due primi libri, ma quasi in bianco ne' libri successivi.
      Era più felice in altro lavoro su S. Gregorio, il fondatore del papato; e reca meraviglia come gli fosse dato di estendere sì oltre la sua erudizione col solo soccorso della memoria; ma qui pure egli soccombe al fato; le false adesioni all'errore dominante di troppo velano la sua dottrina; le dichiarazioni in favore della santa Sede lo gettano in una erudizione trasversale, qualche volta ribelle al suo pensiero, e se egli sa ricattarsi svelando le astuzie più memorabili di S. Gregorio, l'acume sacerdotale con cui estendeva il suo potere in Occidente, l'abilità con cui deificava il sacerdozio in quell'epoca di tenebre, di sogni, e di visioni, solo ritroviamo l'autore del Triregno nell'ultime pagine, dove invoca un futuro storico dell'umanità, che ne scruti le memorie, ne ordini i fatti, ne sveli ogni suo presente e passato mistero.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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