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      Lo storico aveva lasciato a Napoli una villa, dei crediti, dei libri, i suoi pieni poteri al fratello, incaricato di pagare le due pensioni al convento e d'invigilare sul figlio: ma era egli fedele al suo mandato? si doveva dubitarne. Dal giorno in cui aveva saputo che Giannone più non poteva rivedere Napoli, aveva lasciato in strada Giovannino e sospesa la pensione alle recluse. Lo storico aveva quindi chiamato il figlio presso di sè, e rimediato come poteva al male. Ma qual era l'ulteriore condotta del fratello? Come eseguiva il mandato lasciatogli? Qual uso faceva de' suoi pieni poteri? Per cinque anni il prigioniero non ha nuove; da ultimo, verso la fine del 1741, una lettera di suo figlio al re giunse nella sua prigione. Eccone il tenore: "Maestà (diceva Giovannino) liberato dal carcere di Miolans dopo un anno e mezzo di detenzione, mi recai a Napoli presso mio zio, Carlo Giannone, ma questo quantunque s'avesse appropriate tutte le robe, mobili, stabili e crediti di mio padre, mi obbligò a partire dopo pochi giorni per l'Ungheria, dandomi ad intendere che, in virtù di una lettera di raccomandazione procuratami per il colonnello Marulli, sarei promosso a posto onorevole e di profitto. Portatomi in Ungheria e consegnata la lettera al Marulli, appena la volle costui leggere, anzi nemmeno mi guardò in faccia, onde per poter vivere fui costretto a mettermi a servire come soldato semplice, e rimanervi per lo spazio di tre anni, tra guerra, peste e fame. Finalmente, non potendovi più resistere, ed ottenuto dal colonnello gli attestati autentici di avere ben servito, mi è convenuto restituirmi in questa mia patria, dove conferitomi incontanente a casa dello zio, ne fui dal medesimo barbaramente discacciato, senza nemmeno avermi voluto ascoltare o darmi modo di sostentamento". Giovannino chiedeva che tali vertenze fossero comunicate al padre, affinchè vi provvedesse colla revoca formale dei pieni poteri al fratello, essendovi pericolo ed urgenza.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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