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      Anche questa era una consolazione per Giannone ma quanto amara! e qual odioso contrasto nel vedere il prigioniero dell'Inquisizione, il Voltaire dell'Italia ridotto ad esultare alla notizia che la madre de' suoi figli era murata in un convento.
      La corrispondenza di Giannone cessa subitamente verso la metà del 1746. Gli archivj non possedono lettere ulteriori, e d'altra parte Panzini, che ha viste le carte conservate a Napoli, dice che l'ultima lettera ricevuta dal figlio porta la data dell'8 giugno 1746. A quest'epoca Giannone godeva di ottima salute: ma perchè mai cessava di scrivere? Il rigore della custodia, la clemenza straordinaria della concessione di corrispondere, la facilità somma che il fratello Carlo per malizia, e lo storico per imprudenza, od altri per caso ne prendessero pretesto per divulgare l'ingiustizia del re, fanno sì che io non possa allontanare da me il sospetto, che per un ultima calamità il prigioniero rimanesse privo dell'amara gioia di piangere co' suoi. Mi conferma questo sospetto un lungo reclamo di Giannone, sotto la data del 14 marzo 1746, contro l'ajutante Giovanni Battista Caramelli che lo sorvegliava, lo accompagnava per ordine superiore nella sua passeggiata di due ore, e da più anni lo derubava, lo insultava, lo malmenava per modo, che alla fine spingeva a formulare contro di lui una tale serie di accuse circostanziate, da obbligare l'autorità ad istruire un processo regolare. Per la prima volta il prigioniero sfidava il carceriere, e bisognava che l'uno o l'altro rimanesse ferito.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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