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      Il marchese d'Ormea vivrà immortale nella tradizione piemontese, sempre arditissimo col favore e senza il favore del re, sempre grande nei guadagni e nei doni che alternava con splendore regio: se pensò qualche volta al prigioniero, fu certo per rallegrarsi di una cattura che gli aveva procurato un ottimo Concordato colla Chiesa. I conti, marchesi e generali che governarono le fortezze di Miolans, Ceva e Torino, passarono ai gradi superiori dovuti ai loro servigi, dopo avere mostrato al prigioniero momentaneamente loro affidato quel viso di circostanza loro prescritto dalla corte. L'ajutante di campo Caramelli continuò ad esercitare le sue funzioni di carceriere in capo della cittadella di Torino, e ad estorquere dai prigionieri di Stato i tre quinti del loro assegnamento quotidiano. Il padre Prever, anche un anno dopo la morte di-Giannone, benedì la Provvidenza che gli aveva procurato un sì felice esito nel seno della Chiesa, e continuò esso pure a ricevere le abjure spontanee dei prigionieri dì Stato. Lo stesso Guastaldi, sulle prime poco rimunerato e lasciato al suo posto di doganiere di Vesenà, ricevette l'importo delle 55 lire da lui spese nel tradire lo storico, e diventò poi ajutante di campo del duca di Savoja, e così vide soddisfatta in parte la sua smania di far fortuna.
      Ma che diremo noi della famiglia di Giannone? Nessuno conobbe i dolori dell'infelice Angela all'udire la nuova della morte sua, e scompare dalla scena abbandonando l'eredità come testamentaria o naturale al figlio.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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