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      Il problema fondamentale è dunque, perchè ogni anno vi sia una minoranza di malfattori che perseverano nella delinquenza, mentre la grande maggioranza dei cittadini, sotto la pressura delle stesse condizioni generali, si rattiene entro i limiti del diritto. A questo problema quale risposta ha dato la scienza criminale classica? — Inverosimile, ma vero: nessuna risposta.
      Se aprite un trattato di dritto criminale sarete presi d'ammirazione per chi lo dettava, come i libri del Pessina, del Carrara, dello Zuppetta, dove un potente meccanismo logico, se accordate le prime premesse, vi trascina inesorabile alle ultime conseguenze.
      Ma in queste opere, in queste pagine stupende, voi non trovate posto quel problema, perchè essi studiano il diritto criminale nei suoi principii astratti, considerano cioè le condizioni giuridiche per aversi, ad esempio, l'imputabilità, il tentativo, la complicità, la recidiva, le qualifiche, le scuse e vedono se esse siansi verificate nel caso concreto. O se una risposta dà a quella domanda, la scuola classica pone ad unica ed esclusiva causa naturale del delitto la libera volontà, ad essa imputa la efficienza dei delitti, considerando il delitto come un ente giuridico astratto e tagliando così ogni radice ad ulteriori ricerche sulle cause dei delitti, giacchè quando si è detto che l'uomo commette i delitti perchè vuole commetterli, si è già detto tutto.
      È vero per altro che alcuni grandi criminalisti, come il Filangieri, il Romagnosi, il Carmignani, l'Ellero ecc. si sono occupati delle cause dei delitti; ma la loro voce fu dimenticata, perchè ad altro intendeva la scuola criminale predominante; la loro voce rimase inascoltata, il seme da essi gettato non germogliò: ora, noi riprendiamo quelle ricerche dimenticate, determinando così un nuovo movimento scientifico.


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La scuola criminale positiva
Conferenza nell'Università di Napoli
di Enrico Ferri
Enrico Detken Libraio Napoli
1885 pagine 42

   





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