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      Un uomo insomma, che ha una tempra morale fondamentalmente diversa da quella dell'uomo onesto, per la quale cioè egli non sente nè ripugnanza all'idea criminosa, prima di eseguirla, nè rimorso di averla eseguita, dopo il fatto e neanche dopo le sue conseguenze.
      Anche l'uomo onesto può sentirsi in un momento critico attraversato il cervello dal lampo sinistro di un'idea criminosa: ma l'immagine del delitto non ha presa sull'animo suo e, meno i casi degli uragani psicologici scatenati dall'impeto di una passione, essa scivola sul terso acciaio della sua coscienza morale e non lo intacca. Il delinquente invece, nel suo tipo comune, non sente questa ripugnanza all'idea di un delitto o, se la sente, ad esempio per l'omicidio, non la sentirà pel furto o viceversa e sente quindi, a poco a poco, senza quasi difficoltà, la propria attività psichica tutta presa nell'ingranaggio di un progetto criminoso e giunge all'esecuzione senza trovare nella propria costituzione morale, quasi nessuna o troppo debole forza repulsiva, che lo rattenga dal delitto.
      L'inverso accade nell'uomo onesto, come ognuno di noi può sentire dentro di sè e come, ad esempio, si sa dell'illustre psichiatra Morel, il quale narra di sè, che un giorno, attraversando un ponte di Parigi, sentì d'improvviso la tentazione di gettare nel fiume un operaio che stava appoggiato al parapetto, e fuggì via per la paura di cedere ad una simile aberrazione.... Date una costituzione morale meno forte e voi avrete un omicida “senza motivo” o “per sola brutale malvagità”, come dicono i classici criminalisti.


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La scuola criminale positiva
Conferenza nell'Università di Napoli
di Enrico Ferri
Enrico Detken Libraio Napoli
1885 pagine 42

   





Morel Parigi