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      Nel modo che l'Alighieri stesso definì senso morale essere quello che devono i lettori intentamente andare appostando per le scritture a utilità di loro e dei loro discendenti, ci disse ancora che senso anagogico si chiama quello onde spiritualmente si spone una scrittura, la quale eziandio nel senso letterale, per le cose significate, significa delle superne cose dell'eternale gloria; e che l'allegoria è un manto di belle menzogne con che la verità viene nascosa. Però si scorge che se l'anagogia è una specie d'allegoria, secondo che avvertì ancora Dante, non è tale per altro che debba essere un manto di cose favolose, ma bensì un velo tessuto da quelle cose che spiritualmente vengono nel senso letterale significate. Dunque la lettera della Divina Commedia in quanto spiritualmente espone le cose dei regni dell'altra vita conterrà il senso anagogico, mentre tutto quello che vi paia favola o menzogna sarebbe allegoria propriamente detta, dove si devono cercare altre verità occultate. E le cose spiritualmente esposte nella Divina Commedia sono i peccati che uccisero l'anima e la rimisero nell'Inferno a cruciare, sono le macchie dello colpe che si lavano nel Purgatorio, sono le virtù che si meritano nel Paradiso; sono l'Inferno, il Purgatorio, il Paradiso quali si possono spiritualmente e verosimilmente concepire e rappresentare. Menzogna sarà invece tutto quello che è fuori dello spirito della lettera, tutto ciò che il poeta materialmente vi può fingere e raccontare; quindi la selva dov'egli smarrì e Virgilio che ne lo trae menandolo per l'inferno e il purgatorio, il veglio di Creta, il carro tratto dal grifone; e i simboli di Caronte che tragitta, di Minosse che giudica, dell'Angelo che schiude Dite, dei Serafini che fugano il serpente, degli occhi di Beatrice che sollevano Dante; e Gerione, il Minotauro, i Giganti, la porta del Purgatorio, la croce di Marte, l'aquila di Giove, gli stretti calli, le pietre mal ferme, i giunchi schietti, le stelle radianti.


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La religione e la politica di Dante Alighieri
di Paolo Ferroni
Utet Torino
1861 pagine 85

   





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